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Una meditazione sulla morte

Dalle “Massime Eterne” di Sant’Alfonso Maria de Liguori, “Meditazione per il mercoledì”:

Considera, come ha da finire questa vita. È uscita già la sentenza: hai da morire. La morte è certa, ma non si sa quando viene. Che ci vuole a morire? Una goccia che ti cade sul cuore, una vena che ti si rompe nel petto, una suffogazione di catarro, un torrente impetuoso di sangue, un animaletto velenoso che ti morde, una febbre, una puntura, una piaga, un’inondazione, un terremoto, un fulmine, un lampo basta a levarti la vita. La morte verrà ad assalirti, quando meno ci pensi. Quanti la sera si son posti a dormire, e la mattina si son trovati morti! Non può forse ciò succedere anche a te? Tanti che son morti di subito, non se lo pensavano di morir così; ma così sono morti, e se si trovavano in peccato, ora dove stanno? E dove staranno per tutta l’eternità? Ma sia come si voglia; è certo che ha da venire un tempo, nel quale per te si farà notte e non giorno, o si farà giorno e non vedrai la notte. Verrò come un ladro alla scordata e di nascosto, dice Gesu-Cristo. Te lo avvisa per tempo il tuo buon Signore, perché ama la tua salute.

Corrispondi a Dio, approfittati dell’avviso, preparati a ben morire, prima che venga la morte: «Estote parati». Allora non è tempo d’apparecchiarsi, ma di trovarsi apparecchiato. È certo ch’hai da morire. Ha da finire la scena di questo mondo per te, e non sai quando. Chi sa se fra un anno, fra un mese, se domani sarai vivo? Gesù mio, dammi luce e perdonami.

Considera, come nell’ora della morte ti troverai steso in un letto, assistito dal sacerdote che ti ricorderà l’anima, co’ parenti accanto che ti piangeranno, col Crocifisso a capo, colla candela a’ piedi, già vicino a passare all’eternità. Ti sentirai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, il petto aggravato, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore trafitto: lascerai ogni cosa, e povero e nudo sarai gittato a marcir in una fossa: quivi i vermi ed i sorci si roderanno tutte le tue carni, e di te non resterà che quattr’ossa spolpate, ed un poco di polvere fetente, e niente più. Apri una fossa, e vedi a che è ridotto quel riccone, quell’avaro, quella donna vana! Così finisce la vita. Nell’ora della morte ti vedrai circondato da’ demonii, che ti metteranno innanzi tutti i peccati commessi da che eri fanciullo. Ora il demonio per indurti a peccare, cuopre e scusa la colpa; dice che non è gran male quella vanità, quel piacere, quella confidenza, quel rancore, che non ci è mal fine in quella conversazione; ma in morte scoprirà la gravezza del tuo peccato; ed al lume di quell’eternità, alla quale starai per passare, conoscerai che male fu aver offeso un Dio infinito. Presto rimedia a tempo, ora che puoi, perché allora non sarà più tempo.

Considera, come la morte è un momento, dal quale dipende l’eternità. Giace l’uomo già vicino a morire, e per conseguenza vicino ad una delle due eternità; e questa sorte sta attaccata a quell’ultima chiusa di bocca, dopo la quale in un punto si trova l’anima o salva, o dannata per sempre. O punto! o chiusa di bocca! o momento donde dipende un’eternità! Un’eternità o di gloria o di pena. Un’eternità o sempre felice o sempre infelice: o di contenti o di affanni. Un’eternità o d’ogni bene o d’ogni male. Un’eternità o d’un paradiso o d’un inferno. Viene a dire che se in quel momento ti salvi, non avrai più guai, sarai sempre contento e beato. Ma se la sgarri, e ti danni, sarai sempre afflitto e disperato, mentre Dio sarà Dio. In morte conoscerai che vuol dire paradiso, inferno, peccato, Dio offeso, legge di Dio disprezzata, peccati lasciati in confessione, roba non restituita. Misero me! dirà il moribondo, da qui a pochi momenti ho da comparir innanzi a Dio? e chi sa qual sentenza mi toccherà? Dove anderò, al paradiso o all’inferno? a godere fra gli angioli o ad ardere fra’ dannati? Sarò figlio di Dio o schiavo del demonio? Fra poco oimè lo saprò, e dove alloggerò la prima volta, ivi resterò in eterno. Ah fra poche ore, fra pochi momenti che ne sarà di me? Che ne sarà di me, se non risarcisco quello scandalo; se non restituisco quella roba, quella fama? se non perdono di cuore al nemico? se non mi confesso bene? Allora detesterai mille volte quel giorno, che peccasti, quel diletto, quella vendetta che ti prendesti: ma troppo tardi, e senza frutto, perché lo farai per mero timor del castigo, senz’amore a Dio. Ah Signore, ecco da questo punto io mi converto a voi, non voglio aspettare la morte; ed ora io v’amo, v’abbraccio e voglio morire abbracciato con voi.

Madre mia Maria, fammi morire sotto il manto tuo, aiutami in quel punto.


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