5 cose che Tolkien mi ha insegnato

Tolkien

Il viaggio a cui Tolkien ci invita è in grado anche di cambiarci la vita

Il 3 gennaio è stato il giorno in cui nacque uno dei più grandi narratori della storia della letteratura del 900, JRR Tolkien. Devo molto a quest’uomo, perché mi ha fatto ritornare a leggere i libri, ma soprattutto mi ha fatto entrare e vivere nel suo mondo secondario, quella che tutti conoscono come Terra di Mezzo. Questa passione si è accesa grazie a mia moglie Paola, perché nel maggio del 2022 abbiamo avuto entrambi il Covid e insieme abbiamo fatto la quarantena; in quei giorni mi chiese di rivedere la trilogia del Signore degli anelli di Peter Jackson (per correttezza devo dire che il mio primo approccio con Tolkien è stato con il film animato de SdA di Ralph Bakshi del 1978. Lo guardai insieme a mio fratello Jacopo che nel 2007 ci ha anticipati nella casa del Padre); è da lì che mi è ritornata la voglia di rileggere il libro.

La lettura aiutata da Paolo Nardi

Poi Riccardo, altro amico al quale devo in parte questa passione, mi mandò un video di Youtube di un giovane ferratissimo su Tolkien, sulle opere e la vita; questo ragazzo è Paolo Nardi. E’ grazie a lui se sto capendo sempre di più questo autore, la sua complessità e, soprattutto, a non trattare le sue opere, come allegorie di figure cristiane o del Vangelo (Tolkien non sopportava le allegorie, se vi interessa andate a leggere le sue lettere: n. 109, n. 131, n. 153, n. 203, n. 229, n.297), ma che il Cattolicesimo lo si trova più in fondo: sono le virtù dei personaggi, che di fronte alle situazioni in cui hanno dovuto scegliere tra la strada più difficile, più faticosa, e quella più facile, hanno fatto la scelta giusta.

Un’opera essenzialmente cattolica

Sempre grazie a Paolo Nardi, ho scoperto un altro autore che spiega perché Il Signore degli anelli e il suo Legendarium sono “un’opera religiosa e cattolica” (Lettere n.142); si chiama Claudio Antonio Testi. Nel suo saggio “Santi pagani nella Terra di Mezzo”, con un linguaggio che si potrebbe definire filosofico, espone che Il Signore degli anelli e il suo legendarium ha elementi sia cristiani che pagani ed entrambe vanno in armonia. Non mi metto a descrivere il libro perché sarebbe un discorso lungo, invito piuttosto alla lettura di questo saggio (che secondo me nell’ambiente cattolico è uno dei migliori su Tolkien). Quello che voglio dire è che trovo affascinante leggerlo in questa chiave, più che cercare di intravedere allegorie, come già detto prima; ciò permette di entrare in empatia con i suoi personaggi: alcune caratteristiche e situazioni avvenute nel libro, infatti, ho potuto proprio riscontrarle in me. Ad esempio: mi ritrovo molto nelle caratteristiche degli Hobbit, che amano starsene tranquilli nelle loro case davanti al camino mangiando, bevendo e fumando la pipa.

Aragorn, Frodo e gli altri…cosa ci dicono di noi

Un altro esempio è Aragorn: se si legge a fondo, Aragorn è un personaggio del tutto moderno, di fronte alle situazioni ha dei dubbi: all’inizio del capitolo de “Le due torri”, quando la Compagnia si è sciolta dopo la dipartita di Boromir, Aragorn non sa cosa scegliere. Vorrebbe sia andare a Minas Tirith, che proteggere Frodo, ma poi sceglierà di lasciare Frodo al suo destino per inseguire gli orchi che hanno preso Merry e Pippin.
Nella mia vita mi sono ritrovato più volte a non saper cosa scegliere, così come ciascuno di noi, ma alla fine del libro Aragorn avrà sempre più consapevolezza di quale sia il suo compito, e avrà sempre delle decisioni da prendere: dopo aver sconfitto l’esercito di Sauron nei campi del Pelennor, dovrà scegliere se aspettare un’altra ondata di nemici a Minas Tirith o andare verso i cancelli di Mordor creando un diversivo per Frodo, per dargli la possibilità di gettare l’anello nella lava di Monte Fato. Prenderà la seconda decisione, che è quella più dura e senza nessuna certezza di vittoria, tra l’altro non obbligando nessuno a venire con lui, lasciando libero arbitrio a chi gli sta intorno. Conosciamo bene la fine, quando tutto sembra perduto è li che arriva la speranza, quella che Tolkien chiamava l’Eucatastrofe, il capovolgimento gioioso.

Tolkien ci insegna a decidere!


Tolkien ci insegna attraverso Aragorn a prendere una decisione; viviamo in un’epoca in cui molti non sanno farlo , e alla fine sono altri a decidere per loro; così i potenti governano il mondo manipolando le nostre menti, facendoci accettare che le cose che vanno contro Dio sono “normali”. Lo Hobbit, Il Signore degli anelli, Il Silmarillion sono opere che chiunque può leggere, perché in fondo parlano al cuore dell’uomo.
Ci sarebbe tanto da dire, ma scrivo chi è per me quest’uomo. Forse esagero dicendo che Tolkien mi insegna ad essere “cattolico”, come già detto prima, insegnandomi a fare scelte, a lasciare le persone al libero arbitrio, a cercare di evitare il potere che ti “inganna” facendoti desiderare di essere immortale.
Affidiamoci a Dio, piuttosto, poiché solo Lui può cambiare gli eventi storici per la sua gloria. Ripeto chiunque può leggere questi libri perché pongono domande e aiutano a riflettere, cosa di cui in questi tempi c’è sempre più bisogno. Per noi cattolici è fondamentale imparare a ragionare di fronte alle situazioni. Dobbiamo scolpire nella nostra mente la frase di San Paolo alla lettera dei romani 12,2 “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto“.

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