1. LA DEVOZIONE AL SACRO CUORE1
La solennità del Sacro Cuore ha una data mobile e viene celebrata il venerdì dopo il Corpus Domini mentre il sabato che segue è dedicato al Cuore Immacolato di Maria (potremmo quasi dire che giugno è il mese dei due cuori! Sia del cuore di Cristo, sia del cuore di Maria).
Fu la mistica francese santa Margherita Maria Alacoque la messaggera del culto che nel 1856 papa Pio IX estese a tutta la Chiesa cattolica.
Tale devozione è andata in crisi nel corso del Novecento. Vediamo di fare una piccola analisi di tale crisi e come si sia tentato in seguito di recuperare tale devozione dandole un nuovo impulso.
Dopo il Concilio Vaticano II, serpeggiava la malsana idea che tutto ciò che era stato detto prima della riforma liturgica non fosse più valido. È la solita pre-comprensione neo-illuminista: finalmente la fede della Chiesa in continuo “progresso”, con il Vaticano II, sarebbe diventata adulta, dunque che farcene delle devozioni? È accaduto così per la devozione mariana e la pia pratica del S. Rosario, non poteva essere diversamente anche per la devozione al Sacro Cuore di Gesù.
I FONDAMENTI SCRITTURISTICI E PATRISTICI DELLA DEVOZIONE
La devozione al Sacro Cuore è tutto, fuorché irragionevole. Troviamo il suo radicamento sia nella S. Scrittura che nei Padri della Chiesa. Tali riferimenti, sia scritturistici che patristici, vanno a supporto – dandole credibilità – alla rivelazione privata di Santa Margherita.
Il mistero dell’incarnazione, ci impone di riconoscere l’importanza che ha la nostra corporeità (e quindi i nostri sensi!) nel nostro cammino di fede. La pietà cristiana include il mondo dei nostri sensi, i quali proprio dal cuore ricevono il loro ordine e la loro unità; essa include i sentimenti, i quali hanno il loro centro nel cuore. Dunque vediamo come questa pietà centrata sul cuore corrisponde pienamente alla visione del Dio cristiano, secondo la quale Dio ha un cuore! Ricordate le parole del salmo 115?«I loro idoli sono argento ed oro, opera di mano d’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono». In una sola parola potremmo dire che la sostanziale differenza del Dio di Israele e del nostro Dio cristiano rispetto ai culti idolatrici è che Dio ha un cuore!
Nell’Antico Testamento si parla del cuore di Dio 26 volte. Esso viene considerato l’organo della sua volontà, in base al quale viene giudicato. Pensiamo al diluvio: il dolore che il cuore di Dio prova per i peccati dell’uomo è la ragione per cui provoca la grande catastrofe d’acqua. Tuttavia, nella scrittura si vede come il cuore di Dio – certo giudica e castiga – ma non solo! È un cuore che si accorge della debolezza dell’uomo! Tale debolezza, muove il cuore di Dio a compassione: «il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione» (Os 11, 8). Viene da chiedersi: ma come può rimanere intatta la giustizia in questo tale rivolgimento d’amore? Lo comprendiamo solo alla luce del Nuovo Testamento! Anzi nel cuore stesso della Rivelazione neotestamentaria: la passione di Gesù. Il cuore trafitto del Crocifisso è il compimento letterale della profezia del cuore di Dio, che capovolge la sua giustizia per compassione e proprio in tal modo rimane giusto. Proprio in questa armonia tra Antico e Nuovo Testamento vediamo come si può realmente percepire in tutta la sua grandezza il messaggio biblico del cuore del divino Redentore.
Ma vediamo ora cosa dicono i Padri. Danno un veloce occhiata alla storia della Chiesa, vediamo come il primo millennio passò sotto silenzio il tema del “cuore di Gesù”. L’espressione sembra affiorare per la prima volta con Anselmo da Canterbury, senza però un significato specifico. In realtà dobbiamo riconoscere che nei Padri non compare l’espressione “cuore di Gesù”. Tuttavia i Padri, offrono un importante fondamento alla devozione al Sacro Cuore di Gesù attraverso ciò che si potrebbe definire la loro teologia e filosofia del cuore. Non abbiamo il tempo per approfondire bene tale prospettiva, qui è sufficiente dire che il ricorso al cuore quale luogo dell’incontro salvifico con il Logos è profondamente fondato nella nuova sintesi del pensiero patristico, come per esempio, nella formulazione che fa Agostino in riferimento ai Salmi: «Redeamus ad cor, ut inveniamus Eum» («Ritorniamo al cuore per trovarlo»).
DAL MESE DEL SACRO CUORE AL MESE DI “SODOMA E GOMORRA”
Molto interessante ai fini della nostra trattazione la quarta visione mistica che ebbe S. Margherita il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: «Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo».
Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Molto interessante! Giugno è il mese che la Chiesa dedica alla riparazione delle offese, delle irriverenze e i sacrilegi degli empi. Come non pensare al diabolico tentativo del mondo di dedicare il mese di giugno alle manifestazioni imbarazzanti e a dir poco pornografiche del pride? Questo tentativo di sottrarre giugno alla riparazione delle offese rivolte a Cristo non è forse un attacco – neanche troppo indiretto – alla devozione e alla fede della Chiesa Cattolica? Sembrerebbe proprio di sì! Anche se i grandi sostenitori dei diritti lgbtq+ non ce lo diranno mai, perché loro sarebbero i veri paladini della tolleranza e dell’inclusività!
Nella quarta visione della mistica citata poco sopra si parlava anche delle offese recate dai consacrati! Come non pensare a quei sacerdoti e parroci (ma potremmo anche salire la scala gerarchica!) che durante questo mese di giugno si fanno promotori di iniziative a dir poco discutibili come le veglie per il superamento dell’omobitransfobia? Si tratta di uomini di Chiesa che anziché assecondare la mentalità mondana – che opta per una falsa e deleteria inclusività – dovrebbe pregare affinché Cristo sani e trasformi il cuore di tanti nostri fratelli che si sentono così orgogliosi dei loro istinti più bassi tanto da sbandierarli nelle piazze delle nostre belle città.
TORNIAMO AL MESE DEL SACRO CUORE, FONTE DI GUARIGIONE
«Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Torniamo allora al Signore! Accogliamo il suo invito! Che è per tutti! Perché tutti siamo bisognosi di guarigione. La Chiesa non giudica in funzione dell’orientamento sessuale, include al suo interno tutti, desidera la salvezza di tutti. Tuttavia per raggiungere tale salvezza universale, non può approvare e accogliere tutto! La Chiesa è come un bravo medico che per favorire la guarigione del suo paziente, a volte, è molto esigente nel proporre una terapia impegnativa e forse dolorosa. È per la salvezza. Per nient’altro. La Chiesa non discrimina ma per amore della Verità (che per noi è una Persona, non un concetto astratto), chiama il peccato con il suo nome. Nel catechismo si parla di non discriminare le persone omosessuali, perché nel Cuore di Cristo vi è spazio anche per loro. Ma sentiamo il grande rispetto e amore contenuto nelle parole del catechismo della Chiesa Cattolica (redatto sotto la guida del Car. J. Ratzinger):
Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.2
Queste le parole del catechismo. Una grande rispetto della persona, assieme ad una proposta veramente libera e liberante, in quanto il mondo va nella direzione opposta invitando l’uomo ad essere orgoglioso dei propri istinti. Abbiamo la ragione! Usiamola. Abbiamo le virtù! Mettiamole in pratica. Ci attende la vita eterna! Prepariamola. La Chiesa non giudica e non condanna l’uomo, ma l’errore si! Ha il dovere di farlo. Per quanto riguarda l’uomo è sempre rispettosa consapevole anche della complessità e delle fatiche che albergano nel cuore umano. Sono consolanti le parole di San Giovanni Paolo II che pronunciò all’inizio del pontificato: «Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa![…] Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna».3 La Chiesa lavora da duemila anni a servizio del cuore dell’uomo affinché esso si apra al cuore di Cristo, perché come direbbe il Card. Newman «il cuore parla a cuore» così l’uomo si apre al trascendente, incontra il Signore, che non ci abbandona a noi stessi e ai nostri istinti. La Chiesa invita l’uomo a lavorare su di sé, invita ad una decisiva “collaborazione” tra Grazia e virtù. Commoventi le parole del teologo J. Ratzinger:
Il cuore trafitto di Gesù […]salva il mondo aprendosi. Il rivolgimento del cuore aperto è il contenuto del mistero pasquale. Il cuore salva, certo, ma salva donandosi. Nel cuore di Gesù è così posto di fronte a noi il centro del cristianesimo. In esso è detta tutta la novità veramente sconvolgente che accade nel Nuovo Patto. Questo cuore invoca il nostro cuore. Ci invita a uscire dall’inutile tentativo dell’autoconservazione e a trovare nell’amare insieme, nel dono di noi stessi a Lui e con Lui, la pienezza dell’amore, che sola è eternità e che sola conserva il mondo.4
Torniamo al cuore di Gesù, torniamo al mese del Sacro Cuore! Per capire quali sono i veri e profondi desideri che ci abitano. Solo così questa umanità potrà essere davvero orgogliosa. Orgogliosa di essere Sua, di appartenergli.
1 Per un piccolo approfondimento: Cfr. Il mistero pasquale contenuto e fondamento profondo della devozione al Sacro Cuore di Gesù, in J. Ratzinger, Opera Omnia, Vol VI/II: Gesù di Nazaret. Scritti di cristologia, LEV, Città del Vaticano 2015, pp. 51-71; Pio XII, Haurietis Aquas. Sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, 15 maggio 1956, https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_15051956_haurietis-aquas.html
2 Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2358-2359
3 Giovanni Paolo II, Omelia per l’inizio del pontificato, 22 ottobre 1978
4 Il mistero pasquale contenuto e fondamento profondo della devozione al Sacro Cuore di Gesù, in J. Ratzinger, Opera Omnia, Vol VI/II: Gesù di Nazaret. Scritti di cristologia, LEV, Città del Vaticano 2015, p. 71
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