Venerabile Marthe Robin (1902-1981): come affrontare cio’ che ci fa male
Quando la malattia si imbatte per la prima volta nella vita della giovane Marthe Robin, contadina francese della Drome, i progetti sul futuro della giovane ragazza iniziano a diradarsi fino a far spazio alla “certezza” scientifica per cui i suoi giorni sarebbero presto giunti alla fine. La, fede nutrita fin da bambina, tuttavia, e la missione che Dio aveva pensato per lei trasformeranno quella che oggi verrebbe definita una mera vita terminale in una delle testimonianze piu’ luminose del secolo scorso.
Ammalatisi da adolescente di encefalite, Marthe continuo’ a soffrire per tutta la gioventu’ di dolori fortissimi, paralisi e svenimenti fino alla perdita, a 17 anni, dell’uso delle gambe e delle braccia. Queste sofferenze si acuirono, pochi anni dopo, con una paralisi totale delle vie digestive e dei nervi oculari. Marthe soffriva al solo vedere la luce. Per dieci anni lotto’ con Dio per il contrastro che provava in se’ tra i dolori della carne e il desiderio dell’anima di vivere: arrabbiata cercava tra I medici la guarigione, ricamando tra una sofferenza e l’altra per pagarsi le medicine. Le sue giornate procedevano monotone tra i dolori, tanto che la giovane scrive nel Diario:
“Passo le mie giornate senza incontrare anima viva”, “Credo che questa domenica sarà come le altre e credo anche che non vedrò anima νίνa, se non quelli di casa” (7 aprile 1928); “Durante la settimana ho lavorato con calma, ma sono presto ricaduta nella mia triste solitudine degli altri anni, nemmeno una persona per far scorrere le ore in una bella chiacchierata”; “Nessuna visita, neanche una, si direbbe che tutti si sono messi d’accordo per lasciarmi da sola al ricamo e alle mie riflessioni”; “Le mie giornate scorrono sempre uguali, monotone e simili, con tre quarti del tempo da sola, perché mamma ha da fare anche altrove”; “Nessuno per far scorrere le ore in una bella chiacchierata”.
“Tutti possono e devono adempiere una vocazione, ma io no. Io ho combattuto con Dio”
Il 22 gennaio 1930 scrive nel suo Diario: “Dopo anni di angoscia, di peccati, di prove fisiche e morali, ho osato, ho scelto Cristo Gesù”. “Due anni fa desideravo ardentemente di morire per vedere Dio […]. Ora sento che ho una missione da compiere”.
Dal 1928 fino al giorno della sua morte, dopo essersi interamente abbandonata a Dio, Marthe si cibera’ solo dell’Ostia santa, senza mangiare, ne’ bere per tutto il resto della sua vita.
“Mi nutro solo di questo. Mi inumidiscono la bocca ma non posso deglutire. L’ostia mi procura un’impressione fisica di nutrimento. Gesù, essendo tutto il mio corpo, è Lui che mi nutre. E’ come una Risurrezione”.
Non ogni Comunione produce sempre gli stessi sentimenti di gioia o di allegria: “La mia Comunione senza gioia sensibile è stata la più fervente che io abbia mai fatta. Almeno lo credo”.
Marthe invita a preparare a lungo la propria anima a vivere la messa perché: “una Comunione senza preparazione e senza ringraziamento, (…) è poco utile all’anima…”
Dal 2 ottobre 1930, primo venerdì del mese, Marthe riceve i segni della passione di Gesù su di lei: appaiono sulle mani e piedi le stimmate, mentre sulla fronte i segni della corona di spine. Da quel momento, ogni venerdì, rivivrà questi momenti, divenendo una cosa sola con Gesù. Tra questi doni e dolori, inizia la missione di profetica di Marthe Robin e i frutti che accompagnano la sua vita diventano via via sempre piu’ innumerevoli.
“Che non ci sia niente, più niente di me che non sia di Gesù e per Gesù solo”.
“Mio Dio, fa’ che io sia utile… utile al mio prossimo…utile a tutti, che io lavori per la felicità di tutti”.
“La mia cameretta è un vero Cielo ora, poiché ho la certezza di queste parole di Nostro Signore: “Ecco che io sono con voi fino alla consumazione dei secoli” e so e sento e conosco che sono incessantemente con Lui, nella Celeste e Divina compagnia della Santissima Trinità. Dolce presenza che conquista e rapisce la mia anima e il mio cuore. La mia cameretta è certo povera e non bella ma io non ne vedo la povertà né la bruttezza. Io sono in Dio, gli parlo, lo comprendo, lo ascolto. Nel mio cuore l’adoro e l’amo. […] O dolce, o dolcissima Trinità. Gioia del mio cuore, cielo e delizia della mia anima…”
I frutti dello Spirito iniziano a manifestarsi in Marthe e a riversarsi su tutti coloro che la vanno a trovare: il dono del consiglio, della profezia e della veggenza la rendono aperta alla voce di Dio e all’aiuto del prossimo. La gioia che promana la mistica dal suo letto e’ indicibile: tutti escono dalla sua stanza diversi, incoraggiati, pieni di Speranza e fiducia. Marthe riceverà al suo capezzale circa 130 mila persone, di tutte le età e di ogni condizione sociale, tra cui migliaia di preti, una cinquantina di vescovi e superiori maggiori di Ordini Religiosi e venti cardinali per donare loro una parola di speranza e di sapienza, per illuminarli sulle concrete situazioni della vita e accompagnarli nella preghiera. Dirà: “Ho trovato la gioia, l’unica possibile: vivere per gli altri, per la loro felicità soprannaturale; provo un desiderio immenso ad irradiare la Verità, diffondere l’Amore, di seminare in altre anime i tesori spirituali che in me abbondano ogni giorno”.
A volte, tuttavia, quando le persone che la visitavano cercavano nelle sue parole lumi per una decisione da prendere, Marthe non esitava a rinviarli alla presenza dello Spirito Santo in loro, che è lì per consigliare e illuminare: “Non ho la missione di sostituirmi allo Spirito Santo”, disse un giorno a uno di loro, “Lei deve abituarsi a cercare con lo Spirito Santo le soluzioni secondo la volontà di Dio”.
Un’altra volta, Marthe risponde con fermezza: “Non sono i miei consigli che vi aiuteranno, è la mia preghiera. Se ci fosse qualcosa di meglio della preghiera, il Signore nostro ce l’avrebbe insegnato!”
Tra i doni dello Spirito che piu’ si manifestano in Marthe, c’e’ quello della profezia. Le sue profezie piu’ importanti riguardano il futuro della Francia e la Pentecoste d’Amore che avrebbe invaso la Chiesa. Il filosofo Jean Guitton – che la incontro’ molteplici volte nel corso della sua vita – dà questa testimonianza nel suo libro Portrait de Marthe Robin (Editions Grasset & Fasquelle, Parigi 1985, pag.107): “«Marthe, voi parlate di una Pentecoste d’amore. Come immaginate questa Pentecoste d’amore?». La risposta di Marthe fu: «Oh! Non in una forma straordinaria. La vedo come quieta, come lenta. Penso che avverrà a poco a poco, un po’ alla volta. Penso anche che sia già iniziata. Per quanto riguarda il futuro, sapete che mi attribuiscono molte idee sul futuro. Non so nulla, salvo una cosa: che il futuro è Gesù».”.
Marthe Robin, scrive Guitton, profetizzo’ anche che ci sarebbe stato un fallimento economico, e che poi sarebbe arrivata la grande Pentecoste d’amore, e che l’insieme de cristiani avrebbe vissuto allora in comunità.
Infine, la mistica descrive in questi termini la Madonna che durante il Corso della sua vita le appare e la conforta: “La Santa Vergine mi si mostra in piedi, con le braccia aperte in un gesto molto materno, un gesto di accoglienza…Questa Vergine chiude un’epoca, quella dei richiami supplichevoli degli ultimi secoli, perfino delle minacce di Dio, nel corso delle molteplici apparizioni in Francia e altrove. Apre il tempo della misericordia traboccante di Dio in favore dei suoi figli che non hanno compreso né avvertimenti né minacce. Non avendo ascoltato i richiami divini, abbiamo subìto i castighi annunciati dalla Santa Vergine. La misericordia di Dio è instancabile e la Santa Vergine, senza tener conto delle nostre colpe, si fa espressione e sacramento della misericordia di Dio”.
Marthe ci invita oggi a pregare con questa preghiera di lode con la quale nella sua vita ha invitato i fedeli a rivolgersi a Dio:
“Canta le meraviglie straordinarie operate in te: Egli ti ha creata figlia del suo Amore, ti ha adottata al battesimo, ti ha perdonato tutti i tuoi peccati, ti ha voluta per Lui solo, ti ha risuscitata nel suo Amore, Egli si dona a te per assimilarti a Lui, affinché tu sia la sua copia fedele, affinché tu scompaia in Lui e divenga un altro Lui…”.
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