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“Date una possibilità a Dio” [testimonianza]

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Offro la mia testimonianza perché ritengo Dio operi in modo misterioso ed avvincente. Dio mi ha cambiato la vita perché Dio è la vita e perdonate se allontano i dubbi che si tratti di retorica con poche righe, perché ritengo che l’avventura della mia esistenza sia cambiata nel momento esatto in cui mi sono aperto, con un atto deliberato e quasi scientifico, al Suo enorme Amore.

La storia della mia conversione, di cui celebro il quarto anno proprio in questo mese, non è scritta con l’inchiostro del dolore, né con quello della paura. A posteriori posso dire che avrei avuto molto da temere, ma nel momento in cui decisi di accogliere l’amore di Dio ritenevo di essere la persona più felice di questa terra. Un lavoro importante, tanti progetti materiali da portare a termine, moltissime corteggiatrici: qualsiasi uomo al mio posto avrebbe festeggiato per queste benedizioni. Nella mia vita, però, mancava un senso. Mancava la luce. 

Di ritorno da un lungo periodo di trasferta estera dovetti soggiornare per 4 giorni in una struttura ad hoc per l’effettuazione del tampone molecolare che mi avrebbe consentito di ritornare a casa. Quattro giorni di “prigionia” nei quali, senza nemmeno un vero motivo (ero agito, sicuramente, dalla Grazia del Signore), iniziai a recitare il Santo Rosario. Quella ispirazione, spiccata sicuramente dalla amorevole Trascendenza Divina, affiorò spontanea dalla mia mente quanto priva degli “attrezzi” del mestiere: dovetti installare una applicazione sul cellulare per guidare la preghiera. Il rosario, invece, lo portavo (e lo porto tuttora) al collo da anni: il primo mi fu regalato moltissimi anni fa da una mia ex fidanzata di fede ortodossa. Iniziai a pregare il Signore di risultare “negativo” al fatidico tampone, così da evitare la fastidiosa trafila di ulteriori giorni di clausura.

Al termine del quarto giorno il referto fu benevolo: potevo finalmente tornare nella mia bellissima casa e dedicarmi a tutti i progetti che avevo coltivato nel cuore per mesi. Potevo tornare a dedicarmi alla mia bellissima mancanza di luce. Tuttavia fui colto da una specie di tristezza, che presto divenne sollecitudine: il mio cuore mi imponeva di continuare a recitare il rosario. Il ragionamento che feci fu che non fosse possibile che io, che tanto onore ripongo nella parola agli amici, pensassi alla fede e all’aiuto di Dio come un “bancomat” di grazie, dal quale prelevare all’occorrenza. Dio, quel Dio di cui ricordavo poco, ma che mi aveva più e più volte toccato con la sua mano amorevole, meritava certamente più di una preghiera furtiva all’occorrenza, Dio meritava rispetto, ecco e una preghiera ben fatta per il tramite della sua Mamma. 

La recita quotidiana del rosario (che ho poi arricchito con altri momenti quotidiani di preghiera) mi ha letteralmente salvato l’anima e con questo non voglio dire che prima fossi uno spregiudicato o un cattivo, secondo i canoni del mondo e del diritto penale, affatto. Ma ero un viaggiatore senza mappa, mi mancava una direzione, un senso: mi mancava Dio. Analizzando la mia persona alla luce della preghiera notai con dispiacere con quanta facilità il mio animo fosse preso dai piccoli e grandi problemi in modo da cancellare le enormi benedizioni che Dio ha riversato e continua a riversare nella mia vita. Dio mi ha dato il piacere di riscoprirmi figlio amato, mi ha dato la forza di fare della mia fede una “scelta”, che ha rivoluzionato la mia vita. Sono piacevolmente fuori scala secondo ciò che vorrebbe il mondo e, benché umano e quindi fragile, fallibile, non sono più ricattabile dal mondo, né più riscattabile. Dio mi ha dato il centuplo in questa vita e ora ogni mio attimo è alla sua sequela. 

Vorrei, alla fine, trasmettere un solo messaggio, al termine di questo flusso di coscienza che ho  cercato di mantenere snello per il bene del racconto: vivete il rapporto con Dio come quello che fareste con una persona amata, perché Dio non aspetta altro che il nostro sì. Ad un convertito può sembrare macchinosa e maestosa la dottrina della Chiesa, ma tutto deve partire dal rapporto con il Creatore. A chi mi chiede come abbia fatto a cambiare così radicalmente la mia visione in nome di un Dio che a tanti appare così ineffabile ed evanescente io rispondo: tutti noi siamo capaci di amare e lo facciamo nei modi più estremi nei confronti dei nostri consimili. Eppure non diamo mai a Dio una chance. Se solo provassimo ad amarlo con l’impegno che riserviamo alle “cotte” passeggere, oh, quante cose cambierebbero. La mia vita è oggi inebriata da una felicità incrollabile perché so che, qualsiasi cosa mi accada, Dio, mio e nostro Padre, è sempre con me. Così lo chiamo Dio, nei miei giorni e lo ringrazio: “grazie Papà. Grazie per avermi salvato”.

Date una possibilità a Dio. 

Silviogiovanni Viola


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