Questa mattina leggevo la Filotea di San Francesco di Sales, ed alcune riflessioni e domande hanno pervaso la mia mente. In particolare mi sono posto domande riguardo alla rigidità nell’approccio alla fede e nel trasmetterla o parlarne ad altri. Tanto più nella Chiesa di oggi che, spesso e volentieri, predica tanto la Misericordia ad ogni costo, dimostrando anche un certo lassismo nei confronti del peccato e della necessità di correggerlo per vivere meglio e più felici (lo dico dopo anni e anni di esperienza di confessioni, ma magari ho trovato prevalentemente un certo tipo di confessore solo io eh).
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Mi chiedo: chi è il genitore migliore? Quello che al figlio permette tutto o quello che, per il suo massimo bene, gli pone dei limiti ed è esigente all’interno di un amore vero ed incondizionato nei suoi confronti?
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Credo che la risposta sia intuitiva per ciascuno di noi. “L’amore è esigente” diceva il mio primo padre spirituale, Jan Gora OP, grande amico di San Giovanni Paolo II.
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Mi sorge spontanea la domanda allora: chi sta amando colui che è eccessivamente indulgente? Che tutto perdona senza esigere in cambio? Colui che desidera far sentire bene la persona che ha di fronte e basta? Ho provato a rispondermi attingendo alla mia stessa esperienza. Diverse situazioni e scelte della mia vita mi hanno portato a trovarmi in contesti in cui avevo un ruolo educativo: dal fare l’educatore in parrocchia, all’istruttore di vela federale.
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Comincio dalla vela perché mi risulta più semplice spiegarmi: il mare non perdona. Se esci in mare e vai al largo con 6 bambini di 8 anni che dipendono solo da te e non esigi un ordine assoluto in barca da parte loro, poni tutti quanti in una situazione di pericolo, e non sei un istruttore responsabile. Certo, c’è spazio per divertirsi, spruzzarsi un po’ d’acqua addosso o vedere quanto può inclinarsi la barca senza che si ribalti: tutto fa parte dell’apprendimento del meraviglioso sport che è la vela. Se non c’è ordine tuttavia, se non ci sono regole, la situazione può diventare molto pericolosa in men che non si dica. Se ci tieni a quei bambini (o adulti) che stai portando in mare, tu – istruttore – devi mettere bene in chiaro le regole, e chi non si adegua resta a terra, per non mettere a rischio sé stesso e gli altri.
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Ora, nella mia missione di educatore in parrocchia mi sono chiesto più volte quale sia il modo migliore per amare quei ragazzi e quelle ragazze così come Gesù ha chiesto a tutti noi. Qui iniziano le difficoltà. Perché? Perché è bellissimo giocare coi ragazzi, scherzare e passare bei momenti insieme…ma è molto più difficile dir loro cose che vanno contro alla logica del mondo in cui vivono, contro a quello che piacerebbe fare a loro e spesso contro ai loro desideri e voglie. Ci si espone al rischio di essere rifiutati, di non piacere, di essere trattato come “quello esagerato”. Ma se ami davvero una persona, cercherai sempre di fare il suo massimo bene.
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Tornando alla domanda di prima quindi, chi sta amando colui che è eccessivamente indulgente? Nelle situazioni in cui lo sono stato io, ho concluso, amavo prevalentemente me stesso. Sì, perché non volevo privarmi di quel piacere dello stare insieme e divertirmi senza le conseguenze che può avere il dire una parola difficile, ma con amore, a qualcuno con cui stai cercando di condividere la tua testimonianza di fede nella vita.
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Cosa dovremmo fare noi, e tutta la Chiesa quindi, tuttavia? Ce lo dice Gesù nel Vangelo: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16, 15-20).
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Ci rendiamo conto del rischio che corriamo a non testimoniare il Vangelo in Verità??! “Chi non crederà sarà condannato”. Nella Bibbia è ripetuto numerosissime volte che chi è tiepido, chi non cerca Dio (ognuno secondo coscienza ovviamente, giudica solo Dio e nessun altro) e sceglie altro sarà condannato. E’ questo che vogliamo per chi amiamo? O anche solo per noi stessi! Magari ti stai dicendo (come io stesso ho fatto tante volte) “vabbè dai, Dio è misericordioso, tanto mi perdona, sono solo umano e debole, sono caduto…”, ed è verissimo! Ma errare è umano, sappiamo invece cosa significa perseverare.
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Da qui condivido con voi il profondo dolore per una certa narrazione che sembra prendere sempre più piede nella chiesa mainstream di oggi. Perché? Perché io stesso sono stato profondamente ferito dal fatto che chi sarebbe dovuto essere guida per me nella Chiesa è stato troppo indulgente, e per questo io ho sofferto molto in passato, perché nessuno mi ha detto come e quanto stavo sbagliando. Ed è così facile invischiarsi nell’errore e nel peccato ma così difficile uscirne fuori.
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Cosa significa dunque, che dobbiamo sbattere in faccia i precetti della Chiesa così come sono a chiunque incontriamo?? Certo che no! Ma c’è una bella differenza tra il discernere con Dio nel cuore come approcciarsi al meglio a ciascuno di quelli che incontriamo per portargli la nostra testimonianza e parlargliene con amore e magari accompagnarli senza nessun egoismo da parte nostra, “piangere e gioire con loro” – come direbbe San Paolo (Rm 12, 15) – e invece cercare solo di avere un buon rapporto con loro, per non rischiare di risultare antipatici e pesanti, annacquando, e quindi distorcendo, il messaggio del Vangelo. Anche perché forse dimentichiamo che il Vangelo è la Buona Novella, cioè è una notizia meravigliosa per le vite di coloro che lo incontrano!
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Per cui, come sempre, è necessario il giusto equilibrio tra le virtù e soprattutto noi per primi dobbiamo curarci con grande attenzione della nostra relazione con Dio perché da lì, per mezzo dello Spirito Santo, potremo ottenere saggezza e discernimento per amare al meglio chi ci sta attorno: sapremo essere misericordiosi con chi ha bisogno di misericordia, miti con chi reagisce alla mitezza, forti con chi ha bisogno di essere rinforzato, dolci con chi è nel pianto, intransigenti con chi persevera nell’errore e risponde solo a parole dure, il tutto in primis con noi stessi e in umiltà, perché siamo peccatori, e poi con gli altri. Chi non ti dice la verità, non ti ama veramente ma ama soprattutto sé stesso (anche se a volte inconsapevolmente).
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Gesù ci ha detto “siate misericordiosi come lo è il vostro Padre che è nei cieli” (Lc 6, 36). Da notare che non ha detto di essere misericordiosi come pare a noi o come viene più facile a noi, ma come il Padre che è nei cieli. Come è davvero misericordioso Dio? In che modo? Cosa significa? Può essere un ottimo argomento di meditazione, con la Bibbia in mano e la ricerca della Verità nel cuore, assistiti dallo Spirito Santo.
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Forse, semplificando impietosamente, la Chiesa di oggi ama sé stessa un po’ troppo…nel tentativo di piacere al mondo.
Ma chi deve amare la sposa se non esclusivamente e pienamente lo Sposo?
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