Cari amici!
È nota a tutti noi la complessità della società e del mondo in cui ci troviamo a vivere. Un mondo globalizzato, una società spesso alienante e consumistica che avendo perso di vista ogni riferimento al trascendente, mette in discussione l’antropologia umana e la sua struttura. Come il cattolico può affrontare tale regime di complessità, che spesso lo pone contro corrente? A nostro parere, più la situazione si fa difficile e complessa più è necessario affrontarla ritornando alle cose semplici ed essenziali.
Innanzitutto l’uomo è costitutivamente un essere relazionale. Dunque il buon cattolico deve coltivare e rimanere in due relazioni fondamentali: Con Dio, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo e con l’unica Chiesa. L’apertura a Dio e ai fratelli nella fede costituiscono la “terapia” fondamentale per combattere la vera “pandemia” dell’individualismo radicale. Come “rimanere” nella relazione con Dio e con la Chiesa? Ritornando a vivere quotidianamente le cose essenziali:
- La Santa Messa, almeno la Domenica
- La confessione sacramentale mensile
- L’Adorazione Eucaristica
- La Recita quotidiana del Rosario
- La lettura e meditazione quotidiana di un passo della Scrittura
- Coltivare relazioni autentiche improntate alla carità
- Vivere tutto questo nel contesto vocazionale in cui ci si trova. (non possiamo pensare che i tempi di preghiera di un monaco benedettino siano i medesimi di un padre o una madre di famiglia).
Questa è la proposta di una spiritualità – potremmo dire – delle cose “essenziali” e anche irrinunciabili per un buon cattolico. Se vissute con intensità, con serietà renderanno la nostra vita una vera e propria “fortezza inespugnabile” agli attacchi del nemico, il quale non riposa mai, nemmeno durante il tempo delle vacanze!
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