La nuova chiesa parrocchiale di Sambuceto è oggettivamente brutta
Ciò che ha bisogno di lunghe e complesse giustificazioni già di per sé mi risulta sospetto. In parole povere, chi si giustifica troppo nasconde qualcosa. E’ il caso dell’articolo di Avvenire scritto dall’arcivescovo Bruno Forte, che si produce in un fiero elogio della nuova chiesa parrocchiale di San Rocco a Sambuceto, progettata dall’”archistar” Mario Botta.
Guarda caso il vescovo autore dell’articolo è proprio quello che ha approvato e promosso il progetto.
Nell’articolo non mancano i riferimenti al significato greco del termine “tempio”, all’origine latina di “desiderio”, a termini ebraici, vari altri riferimenti e non manca l’utilizzo di un linguaggio pseudo-tecnico a voler spiegare il significato simbolico dell’edificio, il “messaggio” che manda.
Ricordo ancora quando al liceo il mio professore d’arte rideva di alcuni libri di testo per il linguaggio appositamente complesso e tecnico usato nel descrivere le opere, che alla fine risultava non dire veramente nulla di autenticamente di valore. Avevamo addirittura fatto una specie di concorso in classe in cui scrivevamo anche noi le nostre “descrizioni”, e vinceva la più esagerata e fantasiosa. Leggendo l’articolo in questione sono affiorati proprio questi ricordi guarda caso…
Purtroppo è caratteristico del nichilismo ateo post-modernista che pervade le nostre società il tentativo di utilizzare l’arte e l’architettura come veicolo di un messaggio. Quale sia questo messaggio non è dato saperlo con esattezza, soprattutto quando a capire il messaggio in un senso è esclusivamente colui che l’ha pensato e pochi altri.
Ad affermarlo non siamo noi ma letteralmente tutto il resto di coloro che hanno commentato sul web e sui social, in diversi definendo l’edificio “la chiesa più brutta che abbiamo mai visto”.
Che siano così tanti coloro che non capiscono il messaggio? Oppure il fatto che esista una bellezza oggettiva e che la verità abiti ciascuno di noi hanno unito praticamente tutti nel giudicare oggettivamente brutta questa chiesa?
C’è di più. Il problema infatti è che, come affermato da diversi filosofi lungo i secoli quali San Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, molti altri anche contemporanei, ma anche qualsiasi persona di buon senso, la capacità dell’edificio di una chiesa di rimandare a valori trascendentali è direttamente proporzionale alla misura in cui possiede le caratteristiche che da sempre ad essi sono state associate, ovvero: proporzione, luminosità, armonia, simmetria, cura del dettaglio e simili. Queste definiscono la bellezza oggettiva che diventa il dito che punta al cielo ed eleva l’anima a contemplare cose alte, a pensare a Dio.
Chiedo sinceramente: a quanti questo edificio fa istintivamente pensare a Dio? Mi viene il dubbio che ci pensi anche sua eccellenza, il vescovo Forte.
E qui un punto dolente. Con non molta ricerca è possibile ritrovare alcuni articoli de “La Nuova Bussola Quotidiana” in cui si è rimandati a un documento del sinodo in atto, la Relatio, scritta proprio da monsignor Bruno Forte. Questa Relatio, ha suscitato non poca confusione, causando prese di distanza da parte di altri vescovi e cardinali stessi, visto il contenuto a dir poco eterodosso che auspicava le unioni civili per coloro che vivono in relazioni omosessuali, discostandosi a quanto pare dalla totalità del contenuto dei lavori del sinodo stesso. Ciò, come ogni cattolico dovrebbe sapere, è contrario all’insegnamento della Chiesa e al suo comandamento universale di amare il prossimo. Il monsignor Bruno Forte, oltretutto segretario del sinodo, lungi dal correggere il tiro, ha ribadito il concetto quando intervistato dai giornalisti, aumentando ulteriormente la confusione. Da altri articoli sul web si evince inoltre come egli sia un netto sostenitore di politiche sociali che strizzano l’occhio in maniera molto esplicita a parti politiche che esprimono valori nettamente contrari a quelli che la Chiesa insegna, in quanto interprete della Rivelazione di Dio per l’uomo.
Potrebbe sembrare un fatto disgiunto dal tema dell’articolo riguardante un edificio, ma non lo è. A certe correnti artistiche e architetturali infatti, è nettamente associata una perdita dei valori trascendentali di cui la Chiesa dovrebbe essere umile araldo, in favore della confusione e desolazione che lascia l’uomo orfano in un mondo in cui il senso va sempre più perdendosi. Non dovrebbe stupire quindi che lo stesso vescovo che con tanto entusiasmo promuove certe forme d’arte sia quello che con tanta convinzione difende un allontanamento dai valori di cui dovrebbe essere rappresentante e difensore.
Almeno, io non sono stupito ma solo profondamente preoccupato per questi nostri pastori poiché nel momento in cui manifestano posizioni eterodosse mettono seriamente a rischio la loro salvezza eterna. Questo non lo dico io, che mai mi permetterei di giudicare un’anima, ma lo dice lo stesso insegnamento della Chiesa, interprete delle parole di Gesù Cristo che più volte ci ammonisce, ricordandoci che “la porta è stretta”.
Per questo desidero invitare chiunque stia leggendo questo articolo a soffermarsi un momento in preghiera per tutti i nostri sacerdoti, affinché possano veramente fare la volontà di Dio nel loro ministero.
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