UNA, NESSUNA, CENTOMILA VERITÀ?

Nel caos della nostra epoca, tante sono le voci che hanno pretesa di verità. Qualcuno afferma che la verità non esiste, altri dicono che tutte le verità e le posizioni sono valide e accettabili. E fin qui nessuno contesta. Mentre se qualcuno di noi affermasse che esiste una verità storica, valida per tutti, e se malauguratamente questa verità fosse Gesù Cristo, Morto e Risorto, apriti cielo! Ma non preoccupatevi, esiste una soluzione che il mondo di oggi ci offre e che porrebbe fine a tutte le nostre incertezze : «tutte le religioni sono uguali, Dio salva tutti, che differenza c’è? Non esistono forse molteplici verità che l’uomo può scegliere, tutte allo stesso modo buone e giuste?». Assumere una posizione di questo tipo, significherebbe svuotare e annullare la nostra fede. Luigi Pirandello, in un suo romanzo intitolato “Uno, nessuno, centomila”, parla del protagonista, un certo Vitangelo Moscarda, il quale è una persona ordinaria, che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita affidando a due fidi collaboratori la gestione dell’impresa. Un giorno, tuttavia, in seguito alla rivelazione da parte della moglie di un suo difetto fisico (il naso leggermente storto), inizia a scoprire che le persone intorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa da quella che lui ha di sé. Quella di Vitangelo Moscarda, è la storia di una consapevolezza che si va man mano formando. La consapevolezza, che l’uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Il protagonista passa dal considerarsi unico per tutti (Uno), a concepire che egli è un nulla, (Nessuno), passando alla consapevolezza di se stesso che l’individuo assume nel suo rapporto con gli altri (Centomila). In questo modo, la realtà non è più uniforme ma si sgretola nell’infinito vortice del relativismo.

Il cristiano oggi è un po’ confuso come il protagonista pirandelliano, che trovandosi travolto dal vortice di tante “verità” e opinioni, critiche, osservazioni, contestazioni, ha perso di vista la sua identità, il valore della sua fede. Non sa più con chiarezza in cosa crede o meglio, in chi crede.

Questa confusione colpisce in particolare le nuove generazioni. Parlando con i giovani ci si rende immediatamente conto che sono travolti dalla mentalità di questo secolo. Soprattutto loro non riescono a comprendere per quale ragione dovrebbero riconoscere in Cristo e nella Chiesa la Verità; e questo, proprio perché la dittatura del relativismo è il problema centrale per la fede nella nostra epoca.

Ma che cos’è il relativismo? Come si manifesta? Il relativismo è una moda del pensiero che non riconosce nulla come definitivo. Questa non appare solo come rassegnazione davanti alla verità certa e inattaccabile, ma si colora sempre più spesso positivamente, mascherandosi con i concetti di tolleranza, di dialogo e di libertà. Come ebbe a dire l’allora Card. Ratzinger, sempre più spesso infatti «avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi moderni». Non a caso oggi più che mai chi appartiene a Cristo e alla Chiesa appare perdente e fuori moda. Il cardinale Giacomo Biffi una volta, ha affermato a chiare lettere: «Il fatto che Gesù sia l’unico necessario Salvatore di tutti è una verità che in venti secoli non si era mai sentito la necessità di richiamare. Questa verità è la certezza primordiale, è tra i credenti il dato semplice e più essenziale. In duemila anni non è stata mai posta in dubbio, neppure in occasione del deragliamento della Riforma protestante. Il doverla ricordare ai nostri giorni, ci dà la misura della gravità della situazione odierna». Noi cristiani abbiamo questa responsabilità, soprattutto davanti ai più giovani, di testimoniare e annunciare la Verità in un mondo che vuole offuscarla e cancellarne anche l’immagine. Questo ci meraviglia fino ad un certo punto poiché anche San Paolo dice:«Verrà un giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero. (2Tm 4, 3-5).

Noi sappiamo che tra le centomila presunte verità, la Verità è Cristo e che la nostra fede si fonda su un fatto : la morte e risurrezione di Gesù, il Figlio di Dio. Questo avvenimento (come direbbe don Giussani!) ha lasciato un segno indelebile nella storia, che niente e nessuno potrà cancellare.


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